Romanzi interrotti

Mi è capitato, lo ammetto, di lasciare a metà la lettura di un romanzo. Non lo vivo come un fallimento. Anzi, siccome sono meticoloso mi segno ogni volta in un quaderno la parola esatta alla quale mi sono fermato (un domani, chissà, potrei riprovarci) e la motivazione. Alcuni esempi:

M. Proust, Alla ricerca del tempo perduto. PAROLA: “coricato”, pag. 1. MOTIVAZIONE: ho provato anche io a mangiare una madeleine per vedere se rievocavo il tempo perduto, ma mi ha dato acidità di stomaco.

M. Kundera, L’insostenibile leggerezza dell’essere. PAROLA: “il”, pag. 25. MOTIVAZIONE: era insostenibile. La leggerezza dell’essere, dico.

R. Musil, L’uomo senza qualità. PAROLA: “senza” (titolo). MOTIVAZIONE: ho pensato che per un uomo senza qualità due volumi fossero troppi. Se un domani dovesse uscire un romanzo dello stesso autore su un uomo con alcune qualità non ce la farei mai a leggerlo tutto.

T. Mann, La montagna incantata: PAROLA: “malattia”, pag. 89. MOTIVAZIONE: quasi cento pagine, e ancora nessun incantesimo.

G. Garcia Marquez, Cent’anni di solitudine. PAROLA: “per”, pag. 63. MOTIVAZIONE: erano passati solo tre anni di solitudine e mi stavo già annoiando.

V. Nabokov, Lolita. PAROLA: “cosce”, pag. 28. MOTIVAZIONE: vecchio porco!

J. Joyce, Ulisse. PAROLA: “Bloom”, pag. 5. MOTIVAZIONE: a me piace leggere ad alta voce, ma non essendoci sufficiente punteggiatura stavo morendo soffocato.

Stendhal, Il rosso e il nero. In questo caso ho letto tutte le parti relative al rosso, ma ho saltato completamente quelle sul nero. MOTIVAZIONE: W il Che! Fasci appesi!

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Incertezze linguistiche

Credo che ognuno di voi, persino le persone di cultura paragonabile a quella del sottoscritto, abbia alcune incertezze che riguardano la lingua italiana: parole sulle quali non si è mai sicuri, che ti mettono sempre un po’ a disagio …

Io ammetto tranquillamente che per circa 54 anni della mia vita non ho capito la differenza tra glilile, e ancora oggi ho qualche difficoltà: se ad esempio voglio dire dico a loro devo dire gli dicoli dico le dico? Mah …

E non è l’unica incertezza: ad esempio non so mai se un attore che fa una comparsa in un film fa un cameo oppure un cammeo, se uno scienziato si occupa di una determinata branca o di una determinata branchia di sapere, se una persona colta è ferrata o efferata.

Ma la parola che più di tutte mi manda in bestia è ilfumattiapascal: sono anni che provo a cercarla in tutti i dizionari: oh, ce ne fosse uno che la riporta e me ne spiega il significato!

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K.

Caro Giovanni, volevo sottoporti alcune mie inquietudini relative alle esperienze da me vissute nell’ultimo periodo. Pensa che qualche settimana fa al risveglio mi sono accorto di essermi trasformato in un insetto, e dopo enormi sforzi per aprire il chiavistello della porta sono stato ricacciato in camera da mio padre. Allora gli ho scritto una lettera per spiegargli il motivo della paura che lui mi incute, e per criticare i suoi metodi autoritari, ma non ho avuto il coraggio di consegnargliela. Nel frattempo mi accade un’altra cosa bizzarra: proprio la mattina del mio trentesimo compleanno entrano due strane persone in camera mia ad arrestarmi. Io non le conoscevo e mi sono dichiarato innocente, ma non sono nemmeno riuscito a sapere quali erano i capi di imputazione contro di me. Spero che le cose si chiariscano, e in fretta… Io sono un onesto cittadino, che lavora seriamente nel suo ufficio! Di recente inoltre sono stato invitato da un Conte per svolgere l’attività di agrimensore presso il suo castello. Quando sono arrivato a destinazione era già sera tarda e ho pensato di alloggiare in un’osteria, e qui è avvenuto qualcosa che mi ha riempito di inquietudine: mi sono congiunto carnalmente con la cameriera proprio sotto il bancone. Tu cosa ne pensi? P.S. Complimenti per il tuo blog, lo seguo sempre con piacere.

K. da Praga

Caro K. (Kevin?) da Praga, cosa vuoi che pensi? Quello che in fondo sai già da te: tu non stai bene. Anziché inventarti cose assurde – scusa, ma mi sento anche un po’ preso per il culo – perché non esci, non prendi un po’ di aria buona, non fai battute sessiste, non ti cimenti in gare di peti con l’accendino? Tra l’altro mi hai mandato una foto che non pubblico per la privacy, e noto che sei parecchio magrolino: oggi ci sono palestre che ti preparano un programma personalizzato, seguendolo e assumendo carboidrati complessi puoi mettere su massa muscolare in poco tempo. E poi lo sai che in quei centri fitness c’è sempre un po’ di topa. Ne punti una, inizi a parlare del più e del meno, e magari da cosa nasce cosa. Certo, è chiaro che se ti metti a dire che ti sei trasformato in un insetto quella scappa dall’altra parte! Ti fai troppe pippe mentali… e fossero solo mentali! Dai, forza e coraggio, scrivimi tra un mese e fammi sapere come va. P.S. Scusa, ma se sei dipendente pubblico l’hai ottenuta l’autorizzazione per svolgere part time l’attività di agrimensore? Non vorrei che poi mi finisci nei casini anche su quel fronte lì…

G. M.

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Scuola antiquata

Purtroppo chi come me ha figli che frequentano la scuola si rende conto di quanto sia poco al passo con i tempi.

Mio figlio mi diceva che l’altro giorno il professore di fisica si vantava di avere scoperto due giorni prima, dopo essere stato colpito da una mela, che due punti materiali si attraggono con una forza di intensità direttamente proporzionale al prodotto delle masse dei singoli corpi ed inversamente proporzionale al quadrato della loro distanza. A quanto pare ha pure esclamato: “Di questo passo chissà dove potrà arrivare la scienza!”.

Per non parlare del collega di educazione fisica, che la settimana scorsa a lezione avrebbe detto alla classe: “Calcio? Non so di cosa si tratti, ma mi dicono che tra i Maya vada per la maggiore”.

E poi nessuno riesce mai ad arrivare al Novecento. L’insegante di storia arriva al massimo all’Ottocento, quello di italiano al Settecento, quella di matematica insegna a contare fino all’ottocentonovantanove. L’unico che alla fine dell’anno scorso si pavoneggiava per tutta la scuola era il professore di latino: “Io sono arrivato al Novecento e voi no”, diceva ai colleghi. Che delusione scoprire che era arrivato al 900 d.C.

Radical kitch

Faccio spesso colazione al bar.

L’altro giorno chiedo una brioche e il mio barista di fiducia mi fa: “Questa, signor Mainato, è ancora calda: così potrà apprezzarne tutta la fragranza”.

Il giorno dopo, mentre bevo il caffè mi guarda compiaciuto e mi chiede: “Non percepisce l’intensità dell’aroma che si sparge nell’ambiente circostante?”

Stamattina, mentre sto pagando: “Non importa se non ha i 50 centesimi, me li darà un altro giorno. Noi non siamo esosi, non amiamo estorcere il denaro al cliente, e siamo fondamentalmente convinti della sostanziale rettitudine dell’animo umano”.

A questo punto non ho resistito: mi sono accostato al suo orecchio e gli ho chiesto con discrezione: “Scusi, ma lei come fa a conoscere così tanti vocaboli pur essendo solo un umile barista?”

Sono da sempre dalla parte del popolo, tanto che mi accusano di essere un popolano, ma ultimamente non lo frequento molto e non pensavo avesse raggiunto simili livelli.

Signori, qui bisogna levarsi il cappello.

Oggi stesso mi recherò all’Emporio Armani per acquistarne uno.

capp

Un nuovo giornale

Scusate per l’assenza, purtroppo mi ero dimenticato come si accende il computer.

Da un po’ di tempo a questa parte sto meditando di fondare un nuovo giornale nazionale. A questo scopo mi sono iscritto all’albo dei giornalai e sto già pensando al titolo. Ho varie ipotesi che mi frullano per la testa. Ad esempio La monarchia, dato che La repubblica c’è già. Oppure La gazzetta ladra, un titolo di ispirazione rossiniana (una copia a sole dieci euro). O anche Il tossicodipendente quotidiano, molto più elegante che Il fatto qutidiano, un titolo volgare che non approvo.

Sono ancora indeciso sulla linea politica da assumere: se fosse un quotidiano di destra mi piacerebbe chiamarlo Il manganello. Ma potrebbe anche essere un quotidiano progressista, che discuta delle grandi riforme di cui ha bisogno questo paese, e in tal caso potrei intolarlo Il riformatorio. In linea di massima comunque credo che sarà un giornale di impostazione liberale, liberista, libertaria, ma soprattutto libertina. Inoltre sarà un quotidiano laico e pluralista, e includerà anche un editoriale in cui esporrò di volta in volta la mia opinione sui fatti del giorno: stavo pensando di intitolare questa rubrica Parola del Signore.

In realtà vi confesso che ho già provato a fondare un giornale in passato, ma l’operazione non ha avuto fortuna. Credo però che dipendesse dal titolo, Il Sole 24 ORE: devo essermi portato sfortuna da solo, perché dopo un giorno è fallito.