Apparecchio acustico

Caro Giovanni,

la mia vita fu quasi sempre un’aspra lotta contro il Destino, e le dirò, amico mio, che mi sarei già ucciso se non fosse per tutta la musica che devo ancora scrivere. Si ricordi di questa data: 1796. Erano sei anni allora che lui, il Destino, mi colpiva con così duri colpi da lasciarmi sbigottito e confuso. Oh uomini ingiusti, mi dipingeste come folle e misantropo, io che ero incline sin dall’infanzia al dolce sentimento della bontà e che non avevo in animo null’altro se non di concepire grandi cose! Non ero forse anch’io come tutti sensibile alle attrattive della società? Non fui ricacciato indietro dalla triste, rinnovata esperienza del mio cattivo udito, e costretto a vita appartata? Scrissi allora ai miei fratelli, augurando loro una vita più facile, e quanto a me scelsi di abbandonare ogni strada che non fosse quella della Virtù giacché quella solamente, e non il denaro, nobilita l’uomo! E così feci, ed arrivai a scrivere di mio pugno all’Amata Immortale, e Le dissi che volevo errare lontano da Lei, non già per perderla, ma per rimanere a Lei per sempre avvinto negli alti regni dello Spirito. Ora so che la fine non è lontana, anzi vicinissima per via di medici incompetenti, e solo traggo un po’ di sollievo da certi punch ghiacciati che mi furono prescritti, onde ringrazio Iddio in modo lidio perché mi concesse di creare ancora, e, ormai completamente estraneo al consorzio umano, vessato da servitori intriganti, con il cuore gonfio di tristezza e umiliato da lei, Der Königin der Nacht, che sottrae alle mie cure il caro Karl, solo nella mia stanza verso calde lacrime sulle note dell’ amato Haendel – giacché Lui è la Verità – come le calde lacrime che pure versai quel giorno a Tepliz, mentre commosso baciavo le mani di quel grand’uomo che narrò dei dolori di Werther, ed egli mi fissava sospettoso, e io pensai, con una punta di amarezza, che forse troppo gli garbava l’aria di corte, ma ora sono solo e, pur non udendo, sento lo spirito della Musica che mi parla dalle rovine di Atene forse un’ultima volta e mi dice: ALLE MENSCHEN WERDEN BRÜDER!!!

Ludovico da Bonn

 

Caro Ludo (per brevità),

con K. da Praga pensavo di avere toccato il fondo, ma evidentemente qui bisogna iniziare a scavare. Tutto un casino, frasi in tedesco che mi mettono anche un po’ paura, e per che cosa, alla fine? Perché ti serve un apparecchio acustico. Scusa, ma hai mai visto in TV quel distinto signore con i capelli bianchi che va ad informarsi nel centro Amplifon? Credo tra l’altro sia lo stesso che nell’altra pubblicità usa il montascale, e non so se hai osservato con quanta signorilità si siede: forse che lui si lamenta o fa tanti sproloqui? Io direi anzi che possiamo cercare di contattarlo. Mi sembra di capire, poi, che soldi te ne sono rimasti pochi, e non stento a crederlo, ma non preoccuparti: potrei organizzare una colletta tra i follower(s) del mio blog, circa 50000, che quando si parla di solidarietà non si tirano mai indietro. Ti informerò sugli ulteriori sviluppi. Una domanda che non c’entra: nella tua lettera, che ho dovuto tagliare per questioni di spazio (prolisso!) ho letto che ti diletti di sinfonie: io ne ho scritte 54, ma sono tutte in Si minore, non riesco proprio ad uscire da quella tonalità; tu mi daresti qualche consiglio in proposito? Grazie e a presto!

P.S. Non voglio aprire polemiche, ma sei anche un po’ bugiardello: dici di essere tedesco, ma nel nome sulla busta hai messo un ‘Van’. Lo sanno tutti che ‘Van’ è olandese: Van Gaal, Van Persie, Van Der Sar, ecc.

P.P.S. Ho appena saputo una cosa che se fosse confermata sarebbe di una gravità inaudita: il vecchietto della Amplifon in realtà ha 30 anni! TA TA TA TAAAAAAAAA!!! (Quinta Sinfonia)

beet

 

 

 

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