Insegnanti inadeguati

Vi confesso che non sono per niente soddisfatto degli insegnanti di mio figlio.

Innanzitutto alcuni di loro non mi sembrano molto preparati. Spesso tossiscono per finta o parlano sottovoce quando non sono sicuri di quello che stanno dicendo in classe, oppure dicono di andare in bagno ed escono a sbirciare Wikipedia nello smartphone. E’ capitato addirittura che qualcuno, incalzato dalle domande del secchione della classe, abbia simulato un malore per non rispondere.

L’insegante d’italiano, tanto per fare un esempio, ha scritto alla lavagna “nel mezzo del cammin di nostra vita” come esempio di complemento di mezzo, si è presentato a scuola con una Harley-Davidson per spiegare il complemento di moto a luogo e alla domanda di chi gli chiedeva come si fa a riconoscere il complemento di modo si è limitato a rispondere “c’è modo e modo”. Inoltre è convinto che “L’ultimo canto di Saffo” di Leopardi parli di un uomo, che Ilfumattiapascal sia una parola unica e che Hey fu sia un’ode dei Beatles. Per di più è anche molto scortese: quando sono andato a parlare con lui e gli ho chiesto un quadro della situazione di mio figlio si è limitato ad aprire un libro di storia dell’arte e mi ha mostrato Guernica di Picasso.

Sto seriamente pensando di spostare mio figlio in un altro istituto il prossimo anno. Un mio amico ad esempio mi parla molto bene della scuola di sua figlia. Si pagano 6000 euro mensili di retta, però ci sono insegnanti che arrivano a spiegare l’apposizione anche 87 volte all’anno, indossano il cilicio e si flagellano se un alunno termina l’anno con una insufficienza nella loro materia e per di più hanno l’obbligo di reperibilità notturna.

Scuola antiquata

Purtroppo chi come me ha figli che frequentano la scuola si rende conto di quanto sia poco al passo con i tempi.

Mio figlio mi diceva che l’altro giorno il professore di fisica si vantava di avere scoperto due giorni prima, dopo essere stato colpito da una mela, che due punti materiali si attraggono con una forza di intensità direttamente proporzionale al prodotto delle masse dei singoli corpi ed inversamente proporzionale al quadrato della loro distanza. A quanto pare ha pure esclamato: “Di questo passo chissà dove potrà arrivare la scienza!”.

Per non parlare del collega di educazione fisica, che la settimana scorsa a lezione avrebbe detto alla classe: “Calcio? Non so di cosa si tratti, ma mi dicono che tra i Maya vada per la maggiore”.

E poi nessuno riesce mai ad arrivare al Novecento. L’insegante di storia arriva al massimo all’Ottocento, quello di italiano al Settecento, quella di matematica insegna a contare fino all’ottocentonovantanove. L’unico che alla fine dell’anno scorso si pavoneggiava per tutta la scuola era il professore di latino: “Io sono arrivato al Novecento e voi no”, diceva ai colleghi. Che delusione scoprire che era arrivato al 900 d.C.

L’attimo fuggente

A proposito di scuola, non tutti sanno che anche io alcuni anni fa ho insegnato in un liceo. Era la prima volta per me e decisi di ispirarmi al prof. Keating de “L’attimo fuggente”. Vorrei raccontare la mia esperienza perché potrebbe essere utile anche ad altri professori.

Una delle prime lezioni portai i ragazzi nell’atrio della scuola, dove c’era una vecchia foto in bianco e nero di ex alunni, e dissi loro: “Adesso avvicinatevi tutti, e guardate questi visi del passato. Li avrete visti mille volte, ma non credo che li abbiate mai guardati. Non sono molto diversi da voi, vero?” Ma purtroppo nessuno si voleva avvicinare, tutti dicevano di avere paura. Allora cercai di convincerli : “Carpe diem! Cogliete l’attimo ragazzi… Rendete straordinaria la vostra vita!” Ma niente da fare: se ne stavano tutti in disparte.

Un’altra volta in classe iniziai la lezione citando Walt Whitman: “O me, o vita. Infiniti cortei di infedeli. Città gremite di stolti. Che v’è di nuovo in tutto questo, o me, o vita. Risposta: Che tu sei qui, che la vita esiste, e l’identità, che il potente spettacolo continua e che tu puoi contribuire con un verso. Quale sarà il tuo verso?” A quella domanda nessuno mi voleva rispondere, erano tutti intimiditi. Allora io: “Due strade trovai nel bosco ed io scelsi quella meno battuta“. Ma non capivano, iniziarono a chiedermi: “Quale bosco, professore?

Ci fu poi quella lezione in cui leggemmo in classe il saggio introduttivo “Comprendere la Poesia” di Jonathan Evans Prichard, professore emerito. Alla fine della lettura, sdegnato, esortai i ragazzi a strappare quelle pagine: “Escrementi! Ecco cosa penso delle teorie di J. Evans Prichard! Non stiamo parlando di tubi, stiamo parlando di poesia! Ma si può giudicare la poesia facendo la hit parade? Gagliardo Byron, è solo al quinto posto, ma è poco ballabile!”. Nessuno però sembrava seguire il mio ragionamento: tutti dicevano che il libro si sarebbe rovinato e che se strappavano le pagine dell’introduzione poi rischiavano di staccarsi anche le altre. Fu tutto inutile: nessuno strappò nulla.

Finché un bel giorno ho detto loro: “In questa classe potete chiamarmi professor Mainato o, se siete un po’ più audaci, Capitano, mio capitano!”. E per rafforzare il concetto con un balzo sono salito sulla cattedra: “Ho fatto questo per ricordare a me stesso che dobbiamo sempre guardare le cose da angolazioni diverse e il mondo appare diverso da quassù. Non vi ho convinto? Venite a vedere voi stessi”. Ma quelli non si muovevano: uno diceva che non voleva salire perché soffriva di vertigini, uno perché aveva le scarpe sporche, uno aveva paura che la cattedra non reggesse il peso… A quel punto non ci ho visto più: ho iniziato a gridare che se non salivano immediatamente per casa avrebbero dovuto fare tre versioni di latino, cinque riassunti e venticinque frasi di grammatica sull’apposizione. E finalmente in quel modo sono riuscito a ottenere un risultato: sono saliti tutti.

attimo fuggente

Ricerca

Ho un diavolo per capello. Mio figlio, tornato a scuola da un paio di giorni, oggi mi ha detto che doveva fare una ricerca sulle fatiche di Ercole e mi ha chiesto di aiutarlo.

Io mi sono pazientemente messo a studiare con lui. Abbiamo lavorato tutto il pomeriggio. Abbiamo rivisto insieme tutta la storia dell’inimicizia di Era, dell’uccisione dei figli, del responso dell’oracolo, della servitù presso Euristeo, ecc. ecc. Abbiamo dedicato ad ogni fatica non meno di due facciate, e per cosa? Per scoprire questa sera che aveva copiato male dal diario del compagno, e che la ricerca da fare era sulla fatiche di Eracle.

Era successa la stessa cosa anche l’anno scorso: un giorno intero ad approfondire il viaggio di Odisseo, per poi accorgersi che la ricerca era sul viaggio di Ulisse. Così non si può andare avanti.

ercole

Analisi grammaticale

Le parti variabili del discorso

Articolo: L’articolo è la particella grammaticale che si premette al nome o a parti del discorso sostantivate, precisando se si tratta di un essere o di un oggetto individuato (articolo determinativo) o di un essere o di un oggetto non individuato (articolo indeterminativo).

Nome: Il nome, detto anche sostantivo, è la parte del discorso che serve a indicare (nominare) gli essere animati, le cose inanimate, le idee, i fatti, i sentimenti. Esso è, insieme con il verbo, l’elemento fondamentale del linguaggio.

Aggettivo: L’aggettivo (dal latino adiectivus «che aggiunge») è quella parte variabile del discorso che si aggiunge al nome per qualificarlo o per determinarlo meglio.
A seconda della loro funzione, gli aggettivi si distinguono in qualificativi e determinativi.

Pronome: Il pronome è parte variabile del discorso che fa le veci del nome. Esso si distingue in personale, possessivo, dimostrativo, relativo, indefinito.

Verbo: Il verbo è la parola che designa un’azione, un avvenimento, uno stato, una qualità o proprietà, l’esistenza del soggetto. Breve cenno storico: in principio il verbo era presso Dio e il verbo era Dio.

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Insegnanti inadeguati

Più si va avanti e meno sono convinto degli insegnanti dei miei figli.

Quella di italiano, correggendo gli ultimi temi di mio figlio più grande, ha scritto dei giudizi che mi lasciano alquanto perplesso. Faccio qualche esempio:

Forma: corretta. Contenuto: non ho avuto tempo di verificare, avevo i muratori in casa 

Forma: rettangolare. Contenuto: tema

Forma: più o meno come quella di Carlo (ultimo banco a destra). Contenuto: sospetta omofobia

L’insegnante di storia, poi, è ancora peggio! Prendiamo l’interrogazione di ieri:

“69?” “Morte di Nerone!”

“98?” “Inizio del principato di Traiano!”

“313?” “Editto di Milano!”

Tre risposte perfette, e il povero ragazzo è stato mandato al posto come un 4. In seguito ha scoperto che le cifre non si riferivano alle date, ma alle pagine del libro.

Ma forse mi infastidisce ancora di più l’incompetenza della maestra del mio figlio più piccolo. L’altro giorno aveva chiesto ai suoi alunni di scrivere una frase contenente il nome di un animale assegnato a ciascuno di loro. A Giuda (come ricordate, mio figlio si chiama così) era capitato il topo e ha scritto: “Amor ch’al cor gentil ratto s’apprende”, ma la maestra non è stata in grado di apprezzare l’allusione letteraria. Perle ai porci, tanto per restare in tema.

topo

Bulli

Anche io sono preoccupato per il crescente fenomeno del bullismo tra i giovani.

Ora poi sento dire che hanno inventato un sistema ancora più subdolo: il cyberbullismo.

E mi chiedo: facciamo abbastanza per proteggere i nostri ragazzi?

Perciò ho deciso di avviare una campagna di sensibilizzazione e sto girando per le scuole per mostrare due cortometraggi da me modestamente prodotti, diretti e interpretati.

Si intitolano Giggi er cyberbullo e Cyberbulli e cyberpupe.

bulli

Maturità alle porte

In questa mia rubrica sulla Mala Scuola ci terrei a ricordare a tutti i ragazzi del quinto anno delle superiori che la maturità è alle porte.

Quest’anno sono previste una prima prova, una seconda prova, una terza prova, una prova del nove, una prova di coraggio e una prova costume.

Attenzione perché tra poco usciranno i nomi dei membri esterni della commissione che vi giudicherà. Io e mio figlio ieri eravamo tutti eccitati perché credevamo fossero già usciti e abbiamo cominciato a fare delle ricerche in Internet sui nomi che avevamo sotto mano, ma ci hanno spiegato che si trattava della Commissione Antimafia.

Sbrigatevi anche con la compilazione della tesina che dovrete presentare. Pensate che Lutero, un amico di mio figlio, ne ha già pronte 95. Mio figlio invece è ancora indeciso tra vari argomenti. In particolare: “Il problema dell’alienazione: in altre parole, esistono forme di vita al di fuori della Terra?”, “Il capitalismo”, “La peste”, “Dio esiste?”, “Io esisto?”, “Mio padre Giovanni Mainato”, “Solitudine, suicidio, droga e altre sciagure”, “I fumetti”, “Nice e la volontà d’impotenza”.

Ragazzi, buona fortuna a tutti!

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