Un nuovo giornale

Scusate per l’assenza, purtroppo mi ero dimenticato come si accende il computer.

Da un po’ di tempo a questa parte sto meditando di fondare un nuovo giornale nazionale. A questo scopo mi sono iscritto all’albo dei giornalai e sto già pensando al titolo. Ho varie ipotesi che mi frullano per la testa. Ad esempio La monarchia, dato che La repubblica c’è già. Oppure La gazzetta ladra, un titolo di ispirazione rossiniana (una copia a sole dieci euro). O anche Il tossicodipendente quotidiano, molto più elegante che Il fatto qutidiano, un titolo volgare che non approvo.

Sono ancora indeciso sulla linea politica da assumere: se fosse un quotidiano di destra mi piacerebbe chiamarlo Il manganello. Ma potrebbe anche essere un quotidiano progressista, che discuta delle grandi riforme di cui ha bisogno questo paese, e in tal caso potrei intolarlo Il riformatorio. In linea di massima comunque credo che sarà un giornale di impostazione liberale, liberista, libertaria, ma soprattutto libertina. Inoltre sarà un quotidiano laico e pluralista, e includerà anche un editoriale in cui esporrò di volta in volta la mia opinione sui fatti del giorno: stavo pensando di intitolare questa rubrica Parola del Signore.

In realtà vi confesso che ho già provato a fondare un giornale in passato, ma l’operazione non ha avuto fortuna. Credo però che dipendesse dal titolo, Il Sole 24 ORE: devo essermi portato sfortuna da solo, perché dopo un giorno è fallito.

Essere se stessi

Sapete qual è uno dei mali del nostro tempo? Che tutti fingiamo di essere quello che non siamo. Nessuno ha il coraggio di essere se stesso.

Io ho pensato che fosse giusto darmi da fare per cercare di cambiare questa situazione. Così da qualche tempo ho iniziato a fermare delle persone per la strada e a dire loro: “Perché porti una maschera? Perché reciti quel ruolo che la società ti impone di recitare? Hai mai sentito parlare di Pirandello? E’ davvero questo ciò che vuoi? Una vita fatta di finzione e di ipocrisia? Guarda me, ad esempio: io sono esattamente come tu mi vedi. Non pretendo di essere quello che non sono. Anzi, ogni mattina, quando mi sveglio, mi guardo allo specchio e mi dico: ‘Io devo essere me stesso. Io voglio essere me stesso!’. E dovresti volerlo anche tu. Ti assicuro che vivresti meglio”.

Purtroppo qualcosa non ha funzionato: forse hanno frainteso, o forse è colpa del mio carisma, fatto sta che ora in giro è pieno di persone che vogliono essere me stesso.

me stesso

Snob(s)

Io e i miei amici siamo degli snob(s) e una volta alla settimana ci riuniamo per una serata snob. L’ultima volta ci siamo trovati a casa mia a sorseggiare un bicchiere di bianco della Borgogna e ad ascoltare un po’ di free jazz. Io ci tenevo anche a mostrare loro una tela da poco acquistata ad una fiera di arte contemporanea.

A metà della serata decido di cambiare disco (nulla può sostituire il calore del vinile), ma per sbaglio ne metto uno di Chopin, che è accolto con schifo e disgusto dagli altri, indignati di fronte ad un compositore così nazionalpopolare. Mi sono affrettato a sostituirlo con un Debussy, e non è mancata comunque qualche nota di disapprovazione: “Personalmente avrei preferito un buon John Cage. L’ultimo Cage in particolare” ha sentenziato Giorgio.

Dovete sapere infatti che Giorgio predilige l’ultimo Cage, Luigi il primo Stockhausen, Franco l’ultimo Webern. Io personalmente detesto l’ultimo Stravinsky, che invece è molto amato da Giorgio, il quale non sopporta il primo Nono (scusate il gioco di parole), per cui stravede Franco, che non ama il primo Varèse, mentre Luigi disprezza l’ultimo Berio. Questo succede anche quando decidiamo di vedere un film: io non amo l’ultimo Bergman, che invece è apprezzato da Franco, il quale odia il primo Antonioni, il migliore, secondo Luigi, che condivide con Giorgio la passione per l’ultimo Rohmer, a mio parere molto sopravvalutato.

Durante l’ascolto la discussione si accende. Giorgio sostiene che il pianismo di Benedetti Michelangeli sia troppo algido e ovattato, e gli antepone le oscillazioni agogiche di Claudio Arrau, mentre Franco e Luigi hanno parole di apprezzamento per le sfumature dinamiche di Richter, e io affermo che se non fosse morto giovane Dinu Lipatti sarebbe ricordato per un fraseggio di gran lunga superiore a quello degli altri due. Come succede in questi casi, ciascuno di noi si accalora per sostenere la sua opinione: qualche frecciatina, poi qualche parola grossa, un paio di spintoni…

Risultato della serata: tre ferite lacero-contuse, un trauma cranico, escoriazioni diffuse.

Non escludo che la prossima volta noi si possa discutere di fica.

snob

Vezzi linguistici

Quanto sono fastidiose quelle espressioni che si diffondono come una moda!

Ricordate? Qualche tempo fa si era diffusa la moda di un attimino: un attimino qui, un attimino lì… la nostra vita si era riempita di attimini.

Più recentemente è scoppiata la moda del piuttosto che usato al posto di oppure: “in vacanza si può andare al mare piuttosto che in montagna”, “mangio una pera piuttosto che una mela”, “ascolto Malgioglio piuttosto che i Pooh”, ecc. ecc.

E ce ne sarebbero tanti altri. Non sono forse fastidiosi i cioè a ripetizione di alcuni giovinastri o i come dire di persone che vogliono sembrare colte e non lo sono?

Poi è anche vero che ognuno ha le sue antipatie. Io per esempio detesto tutti quelli che usano parole come econdiper. I gusti sono gusti.

che guevara

La favola Gender

Ero già abbastanza indignato per la favola che la maestra aveva fatto leggere a mio figlio la settimana scorsa.

La cicala è là, fornica. Questo il titolo nel quaderno. “Sei sicuro di avere scritto bene?” “Sì sì, papà”.

Questa settimana la favola si intitola Un orsetta.

Ho sperato, ho pregato fino all’ultimo che l’assenza di apostrofo fosse un errore di mio figlio.

Invece anche in questo caso non è così.

E’ un infido tentativo della maestra di propagandare teorie Gender.

Per fortuna sono esperto di ortografia e l’ho colta in fallo. Scusate la volgarità.

Domani stesso mi recherò dal preside.

No ai Genders! Contronaturisti! Vergogna.

gen

Istruzioni per l’uso

Penso che molti di voi abbiano avuto modo di apprezzare la raffinata comicità dei miei post(s), una comicità che ha alle spalle molti modelli, da Aristofane ad Achille Campanile (in effetti mi considero un campanilista).

Non tutti però avranno colto il fatto che i miei post(s) si prestano a due livelli di lettura: c’è un livello, immediato, basso, quello della battuta facile, per intenderci; ma c’è anche un livello più sottile, un significato profondo, allegorico, subliminale, sublime.

Supponiamo che ad esempio uno zotico faccia una pernacchia. La gente dirà: ‘Dio mio, che burino! Ma che gente c’è in giro? Di questo passo dove andremo a finire? Che ignoranza!’. Se invece faccio una pernacchia io (con la bocca, s’intende), ecco che voi subito penserete: ‘Mainato ha fatto una pernacchia: questa cosa non è assolutamente da prendere alla leggera. Se solo avesse voluto, avrebbe potuto dissertare di filosofia, musica atonale e fisica quantistica. Invece facendo una pernacchia, Egli intende risvegliare le nostre coscienze assopite, denunciare il materialismo becero della società dei consumi in cui viviamo, la mercificazione dell’io, l’alienazione dell’uomo moderno, questo neoliberismo che ci rende schiavi e nemici gli uni degli altri’. In realtà io volevo solo fare una pernacchia, ma naturalmente mi fa piacere che voi pensiate tutte queste cose.

Insomma, per dirla in breve il mio blog è concepito in modo dale da rivolgersi sia ai raffinati intellettuali che al popolo bue. A proposito, voi in quale delle due categorie vi riconoscete?

Filosofia che passione

Come mostrano chiaramente alcuni miei post(s), io sono da sempre un grande appassionato di filosofia. Nella biblioteca in salotto ho a portata di mano quasi tutti i grandi classici.

A cominciare da Platone: l’Antologia di Socrate (i suoi scritti più belli), il Melone, il Pedro (ambientato in Messico, se non sbaglio), il SolistaKrizia (sulla compianta stilista), le Greggi (una dura critica a quei pecoroni che non sanno che cos’è la virtù), ecc. ecc.

… e da Aristotele: fondamentali la sua Fisica e la sua Chimica, mentre trovo un po’ fuori luogo gli Anali primi e gli Anali secondi.

Anche la filosofia romana non scherza: le Ascolane di Cicerone, e soprattutto le Lettere a Lucignolo di Seneca (quante ne pensa per cercare di raddrizzare quel ragazzaccio!)

E che dire delle Confessioni? Non so mai se preferire quelle di Agostino, quelle di Rousseau, quelle di Un Italiano o quelle di Ilona Staller.

Cosa scegliere nello sterminato mare della filosofia moderna e contemporanea? L’Elogio della razzia di Erasmo da Rotterdam, gli Assaggi di Montaigne (filosofia e cucina), i Pensieri di Pascale (adoro la sua definizione “l’uomo è una cagna pensante”), Livia t’amo di Hobbes, la Clinica del giudizio di Kant (un elogio della buona sanità), la Fenomenologia dello spirito di Hegel (un saggio sull’umorismo), Il Capitano di Marx, Il mondo come volontà e aberrazione di Schopenhauer (un libro molto forte), Così pallottola turcaUmano tanto umano, e La nascita è una tragedia (un saggio molto pessimista, di stampo leopardiano) di Nice, ecc. ecc.

E’ proprio vero che la filosofia nasce dalla meraviglia, come diceva Aristotele! Io infatti mi meraviglio di non avere aperto quasi nessuno dei suddetti libri, e di sapere già così tante cose.

melone

Megalomani

Questa mattina vado a fare colazione al bar: appena mi vede, il barista mi fa accomodare in uno studio e mi porge un grosso volume pieno di fotografie. “Ma cos’è?” chiedo. “E’ il catalogo delle nostre brioches, signore. Noi teniamo molto al design e non lasciamo nulla al caso. Scelga pure con comodo”. Non c’è stato nulla da fare: ha voluto che lo sfogliassi tutto, e sono arrivato tardi al lavoro.

Pausa pranzo: decido di prendere un kebab al volo. Il kebabbaro mi illustra con dovizia di particolari la sua concezione di cucina fusion, un mondo di sapori in cui tradizione e innovazione si incontrano. Sostiene anche di avere fatto uno stage da Carlo Cracco e di puntare con decisione alla terza stella Michelin.

Vado a prendere mio figlio a scuola, e mi consegna il libretto in cui il professore di italiano ha scritto che mi concede udienza.

Controllo le mail e vedo che il mio amministratore di condominio per discutere della questione della tinteggiatura del vano scala ha indetto un concilio ecumenico.

Stressato da questa giornata, la sera accendo la TV. Su Rai2 c’è il colonnello del Meteo che indica la carta e annuncia: “Piove su le tamerici salmastre ed arse, piove su i pini scagliosi ed irti, piove su i mirti divini, su le ginestre fulgenti”. Passo a La7 e apprendo con stupore che “8 1/2” di Lilli Gruber è diventato “10 e Lode”.

Allora, lo diciamo chiaro e tondo, una volta per tutte: siamo stufi di vivere circondati di megalomani. Cioè, in realtà sono stufo solo io, ma prediligiamo il plurale maiestati’s.

megalomane

Equivoco

Stanotte ho saputo che c’eri: una goccia di vita scappata dal nulla. Me ne stavo con gli occhi spalancati nel buio e d’un tratto, in quel buio, s’è acceso un lampo di certezza: sì, c’eri. Esistevi. Mi si è fermato il cuore …

Oriana Fallaci

Scusi signora, mi trovo costretto ad interromperla subito per chiarire uno spiacevole equivoco: io sono Mainato con la maiuscola e non sono un bambino. Cordiali saluti,

G.M.

lettera
oriana

Bastardo

Il mio cane è un bastardo e ne ha tutte le caratteristiche:

  1. poca o mancata somiglianza alle razze canine note
  2. presenza dello sperone o quinto dito, che è stato eliminato in molte razze
  3. coda arcuata di spessore medio
  4. quest’estate mi ha abbandonato sull’autostrada per andare in vacanza.
cane-1